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Vinicio Capossela al Forte di Bard il 29 luglio con i brani del nuovo album “Tredici canzoni urgenti”

Vinicio Capossela è il quinto artista protagonista dell’edizione 2023 di Aosta Classica al Forte di Bard. Si esibirà nella Piazza d’Armi del Forte di Bard sabato 29 luglio, alle ore 21.30, e presenterà il suo nuovo album, in uscita il 21 aprile, “Tredici canzoni urgenti”. Capossela si aggiunge agli appuntamenti con Fiorella Mannoia e Danilo Rea (1° luglio) e con Carmen Consoli e Marina Rei (4 agosto). Le prevendite apriranno giovedì 20 aprile sul portale TicketOne.

Foto Guido Harari

Tredici canzoni urgenti è un disco musicalmente polimorfo, che contiene molti strumenti musicali, musicisti e ospiti, e che alterna diverse forme, dalla folìa cinquecentesca al reggae and dub anni ‘90. Ballate, waltz, jive e un cha cha cha costituiscono l’universo musicale di canzoni che nascono dall’urgenza di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo: la violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l’abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all’intrattenimento digitale in cui versa l’infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio. Un campionario di mali che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi ma che – schiacciati dall’incessante berciare della società dello spettacolo (che è sempre più la società dell’algoritmo) – non riusciamo più a vedere, a sentire, a capire.

Tredici nuove canzoni scritte fra febbraio e giugno del 2022 e registrate nei mesi seguenti che sono dunque la diretta conseguenza del momento storico che stiamo vivendo. Canzoni che, nascono dalla necessità di affrontare e confrontarsi con le problematiche che affollano un mondo ormai supino, sprofondato sul divano di fronte alla continua spettacolarizzazione della realtà. Un mondo in cui ogni cosa, compresa l’emozione, è stata domiciliarizzata e disincarnata sotto un velo che ha nascosto alla coscienza la preparazione della peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario della violenza, dell’avvelenamento, della semplificazione e della vanificazione di ogni sforzo “culturale” volto a costruire una comunità di uomini liberi e uguali (argomento ben anticipato da La crociata dei bambini, un brano contro tutte le guerre, ispirato al poema di Bertolt Brecht La crociata dei ragazzi).

Foto Guido Harari

Da qui l’urgenza di testimoniare, di affrontare, di ricordare e urlare che riempie le canzoni di questo disco: si parla di urgenza etica, urgenza educativa, urgenza esistenziale, urgenza di un nuovo umanesimo egualitario, urgenza di verità oltre le mistificazioni correnti (“In guerra, la verità è la prima vittima”, scriveva Eschilo). E al tempo stesso Tredici canzoni urgenti, pur cosciente di non aver altro da offrire che umili parole, è un forte e appassionato appello al cuore dell’umanità e alla sua dimensione più alta, affinché ritrovi nella parola Crisi quella Scelta che è sempre sottesa ad ogni grande cambiamento collettivo, e torni a convincersi che la vera essenza dell’esistenza è nelle cose che non hanno prezzo.

Al fianco degli ospiti reali il disco è popolato da ospiti ideali, a partire proprio da quel “lucido decodificatore della Storia” che risponde al nome di Bertold Brecht, citato anche nel brano La parte del torto, quella che lo scrittore e drammaturgo tedesco affermava essere “di chi doveva lottare per la giustizia e la libertà sovvertendo il sistema borghese”, in contrapposizione ai “posti buoni occupati dai ricchi che detengono capitale e potere”. Nell’aria da duello western che permea la canzone di Capossela, questa contrapposizione oggi non esiste più perché i bisogni degli ultimi sono stati trasformati in paura dell’altro, legittimando “gli istinti più bassi, la legge del più forte, il razzismo e ogni forma di discriminazione nel nome della maggioranza e della Nazione”.

Insieme a Brecht l’ideale ospite d’onore di Tredici canzoni urgenti è Ludovico Ariosto, evocato in due brani. Il primo è Ariosto Governatore, una ballata ispirata alle lettere scritte durante l’esercizio del suo ruolo di governatore in Garfagnana, lettere che esprimono la frustrazione di non potere incidere su una realtà in cui il potente è sempre intoccabile e l’umile è oggetto di ogni vessazione. Il secondo, tornando sul tema della guerra, è invece Gloria all’Archibugio, una marcia di tono rinascimentale che rievoca l’Orlando furioso e le guerre d’Italia, laddove Ariosto individua l’inizio di nuove e più terribili forme di devastazione nella rivoluzione operata dalle armi da fuoco, che secoli più tardi porterà agli ordigni di distruzione di massa.

La guerra alla guerra è l’unica guerra che bisogna combattere. E così, in forma di filastrocca circondata dal suono degli archi e dal pianoforte, in Staffette in bicicletta – con la partecipazione di Mara Redeghieri – Capossela celebra il lato più umano della Resistenza, la componente femminile fatta di quelle donne che tenevano in vita la linea del fronte fornendo cibo, vestiti, assistenza logistica ma soprattutto calore umano: “quel loro farsi madri, figlie, sorelle e compagne dell’umanità ci sia d’esempio e ci sorregga ora che sentiamo il mostro risorgere sotto i nostri piedi”.

Il più celebre dei canti partigiani viene parafrasato da Margherita Vicario nell’incipit del brano La cattiva educazione, canzone che riporta a un’altra guerra di sopraffazione, compiuta spesso fra le mura domestiche e generata da una cultura tossica, patriarcale, misogina che ha trasformato l’Amore in uso e abuso della sessualità, del corpo, della violenza e del possesso. E probabilmente a una cattiva educazione contribuisce anche quella delega all’intrattenimento digitale che gli adulti operano verso i bambini: così come, nella solarità dei ritmi caraibici di Cha cha chaf della pozzanghera, quasi un gioioso inno di protesta in lode del bambino che è in noi, irrompe la malinconia per la perdita della fisicità che accompagna l’infanzia delle ultime generazioni, chiamate a conoscere il mondo più per interposizione tecnologica che per esperienza diretta.

A ritmo di swing invece viene inchiodata la struttura che sorregge questo mondo alla deriva, quel capitalismo predatorio di cui si canta in All you can eat, formula diffusa globalmente che privilegia l’idea del consumo a quantità nel nome del risparmio, il consumare fine a sé stesso – che diventa anche consumo di socialità – secondo un modello economico che sta disseccando il Pianeta. Di fronte a tutto questo, rimaniamo seduti Sul divano occidentale illusi di essere parte della Storia in diretta, emotivamente coinvolti dalle pressioni create dal sistema dell’informazione, bombardati di “emergenze” fino a cadere esanimi aspettando la consegna del cibo ordinato a domicilio.

E invece dovremmo riscoprire il potere dell’immaginazione e fare ogni cosa Con i tasti che ci abbiamo, titolo della canzone che chiude il disco: da quello che c’è in cucina al pianeta che abbiamo a disposizione, fare con ciò che si ha e non con quello che si desidererebbe avere, confrontandosi con la finitezza delle cose e intravedendo una possibilità in ogni limite.

Tredici canzoni urgenti è così un modo per il cantautore di condividere, attraverso la musica e le parole, l’unica cosa che ha da offrire, la propria urgenza di guardare insieme a un presente sempre più spaventoso e difficile da afferrare, di vincere la tentazione all’indifferenza e ritrovare lo spazio per l’impegno e il confronto, per non lasciare che la legge del più forte si imponga sulla Terra e il fatalismo ci travolga.

Biglietti:

Vinicio Capossela
Sabato 29 luglio 2023 – ore 21.30

  • Primo settore: 40 euro + d.p.
  • Secondo settore: 35 euro + d.p.
  • Terzo settore: 30 euro + d.p.

Le richieste per eventuali spettatori con disabilità motoria devono essere inviate all’organizzazione locale all’indirizzo mail: info@aostaclassica.it. Verranno soddisfatte fino ad esaurimento dei posti disponibili.

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